Il battito cardiaco, il respiro, il flusso sanguigno, il rumore delle articolazioni, etc., con il loro andamento ritmico e melodico rassicurano il bambino.
Intorno al sesto mese il feto riesce persino a percepire i rumori esterni seppur il liquido amniotico li attutisca e li renda ovattati.
A ciò si aggiunge la voce della madre, il primo vero veicolo di interazione che si fa via via più diretto ed efficace con il progredire della gravidanza; la percezione dei movimenti del piccolo infittisce il dialogo, essa, mai come prima, lo sente vivo e presente : il suo bambino cresce in lei, comunica e interagisce.
Questo rapporto sonoro ha un effetto stimolante per lo sviluppo organico, cellulare e mentale.
Tutti questi elementi costituiscono il primo canale di comunicazione che, successivamente (e unitamente al movimento e al contatto), darà al bambino la possibilità di conoscere il mondo e se stesso.
Essi si presenteranno come la base per la comunicazione metaverbale fondamentale per il neonato e l’adulto in fieri quale è.
Il suono è in sostanza il mezzo privilegiato del contatto d’amore
Una volta venuto alla luce, il neonato sa riconoscere le voci familiari e le musiche dalle quali è stato circondato nella vita intrauterina.
Non è quindi difficile comprendere come il canto e la musica prenatale (intesa in senso lato) siano parte integrante del percorso di nascita; un cammino nel quale la mamma e il suo bambino vibrano come un unico strumento musicale.
Tutto ciò che vibra nella madre, vibra nel bambino; esiste una sincronicità [Osho]
Più questo strumento è accordato e questa danza armonica, più il suono di vita sarà gradevole e appagante nella sua completezza
Le premure che la mamma (e il papà) donano al bambino prenatale, attraverso la voce e il contatto, si configurano come un massaggio sonoro che permette di aprire se stessi e il bambino all’ascolto profondo.
Questi processi avvengono spontaneamente, è la natura stessa a rendere recettivo e a far primeggiare tale lato ancestrale e istintuale
A noi non resta che un solo compito: aprirci
L’approccio olistico suggerisce di immaginare il bambino come un ologramma dei genitori, ossia come rappresentazione continuativa.
Seguendo un andamento speculare e circolare, possiamo concepire e ammirare la struttura sostanziale ed essenziale dell’insieme : come il bambino contiene la madre (e il padre) nella sua veste di “continuazione” dei medesimi, così la madre contiene nel suo grembo il
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